martedì 24 maggio 2011

alla mostra del cinema

Siamo giunti a una frontiera, sommersi e abbagliati da oggetti utili, inutili e resi obbligatori, non ragioniamo che per messaggi subliminali. Titoli di testa… veloci scorrono grafica minimale e scritte nere contrastanti con le colorate opere d'arte che appaiono poggiate sullo sfondo. Si celebra così l'unione tra arte pittorica e arte cinematografica, la contaminazione della pennellata con la pellicola, quell'effetto rovinato, bruciato che spruzza e ricostruisce l'intervento dello strumento del pittore. Già psichedelica e rumorosa la musica rende ancor più inquietante l'atmosfera sviluppatasi e da forza al racconto che sta per aprirsi…



Elio Petri è uno dei registi italiani che più ha estrinsecato, attraverso il suo linguaggio originale, il suo amore per l'arte, rivestendo al meglio il proprio ruolo di conoscitore, collezionista e critico… non tralascerei quello di amico dei pittori della Banda del Portonaccio, avvalendosi spesso e volentieri della collaborazione di molti esponenti: Renzo Vespignani, Giovanni Checchi (I giorni contati, La decima vittima, L'assassino, La proprietà non è più un furto). Nei suoi film assistiamo all'esposizione di dipinti ispirati alle incisioni di Otto Dix, costumi, scenografie pop e optical che decorano e arricchiscono, sculture utili a tratteggiare l'espressione del messaggio, opere sulle pareti e sui piedistalli della nota Galleria Borghese, tele dipinte dell'artista Jim Dine poi attribuite al pittore interpretato da Franco Nero.
I suoi film come le opere esposte e pubblicizzate in essi sono costruiti con una cura formidabile e con l'intento di rendere il clima e gli ambienti di tipo espressionista, diventano simbolo della solida presa di mira nei confronti della falsità degli ideali e degli oggetti in voga, dei desideri vuoti, della smisurata voglia di consumismo. Petri è un maestro nel dipingere la superficie vacua perché attraverso essa, meditata a lungo, la sua lettura e rilettura, si va a fondo e si individuano gli obiettivi della guerra dichiarata dal regista al glamour, al design di moda.
L'arte non svolge unicamente la funzione di mera scenografia, ma fa parte integrante dell'idea che egli vuol trasmettere attraverso il suo film: due realtà distinte e in sintonia l'una con l'altra, contenitore e contenuto, bello e lucida esperienza. Il film ne risulta arricchito, impreziosito e allo stesso tempo più facilmente comprensibile. Il suo sguardo, poetico e indagatore, si serve di innumerevoli citazioni pittoriche per rappresentare la lotta tra diversi stili e correnti avverse, per mettere in scena l'identità culturale di un'epoca e l'attualità dei contrasti socio-economici. Il suo linguaggio sperimentale e originale innova e spiazza introducendo materializzazioni delle sue visioni dall'amaro sapore profetico: l'inferno di Todo Modo, tradotto in demoniache presenze alla Salvator Dalì, Alberto Burri, Géricault; il surrealismo di una casa museo alla Magritte.

Egli anticipa, precorre, illumina in maniera spasmodica e irrequieta, quasi a volerci avvisare del dramma dell'incomunicabilità che incombe sulla società, della spasmodica tendenza all'esibizionismo che allontana dal confine reale e isola in misura sempre maggiore, lui incallito interprete della contemporaneità e precoce e intuitivo regista dell'abbruttimento culturale umano.








frammento fotografico de La decima vittima 1965
studio dei personaggi di Renzo Vespignani in La proprietà non è più un furto 1973


7 colpacci:

hai sottolineato, tra le varie, l'aspetto che più mi preme: l'arte di Petri, colta e raffinata, risulta fruibile a tutti. io penso da sempre che l'arte incomprensibile sarà anche arte ma non è progresso, né cultura vera.
chiaro che una persona esperta e appassionata arriva a eviscerarla, e quindi a descriverla, meglio, come hai fatto te, ma i comuni mortali come me non ne sono tenuti in disparte, la godono per intero nel suo fattore estetico ed appagante emotivamente.
il "quid" in più nell'approfondimento non serve al consumatore ma all'emulo, all'artista che fa proprio ed eventualmente evolve la modalità espressiva. quindi io ad esempio guardo ed amo i film di Petri, ne capisco quanto basta, mentre un Sorrentino, o un Servillo che guarda Volonté, vanno oltre, come il loro talento gli permette di fare.
ciao ;****

in questo incontro fra cinema e pittura si consolida un rapporto che da sempre sostengo, ovvero non è la fotografia la madre del cinema...ma la pittura. Questo vale solo per i grandi e Petri era uno di questi....

@RobyDick: son d'accordo in parte con te… una persona sensibile e disponibile a far di sé e delle sue facoltà terreno fertile perché l'arte nasca e cresca come interesse non è indifferente a tutto ciò ch'è bello. E non credo più nemmeno alla soggettività, bisogna educare sì alla scoperta e alla fruizione di opere d'arte (diverso, diametralmente opposto a 'inculcare')… se poi si parla di individui non curiosi, non aperti a novità e rinnovamento, ambè questo è un altro discorso. Un abbraccio (*)
@Cirano: ci sono altri registi che sposano questa teoria e dipingono in maniera mirabile le ambientazioni, i tratti dei personaggi, chissà forse ne scriverò ancora! Un saluto )

Molto bello, e penso che ti "ruberò" presto il frammento fotografico tratta da La decima vittima
Rispetto al discorso circa la "madre" del cinema (fotografia o pittura), personalmente penso che ogni arte abbia un proprio e (ben definito) linguaggio, che nessuna sia "debitrice" o "figlia" di un'altra forma espressiva
Piuttosto amo le influenze, i rimandi, le commistioni tra un'arte e l'altra, in questo colgo anche la ricchezza dello sguardo di un artista (regista, fotografo, pittore ...), del suo sguardo colto. Sono gli artisti che preferisco

@Marginalia: i furti sono il nostro mestiere! sì son d'accordo sulla eguale importanza delle arti, ma credo (e a volte pretendo) che le arti sviluppatesi successivamente debbano, in virtù della maternità delle maggiori, essere legate indissolubilmente ad esse… altrimenti si corre il rischio che siano fredde, meccaniche, illusorie! Per quel che mi riguarda (professione di grafico) non ammetto a colloquio per assunzione chiunque si ritenga capace di fare grafica senza conoscere, però, l'indispensabile arte manuale!

Un bel connubio tra arte pittorica e cinema. Un connubio quasi materico, tra colori e pellicola. Non sarebbe senz'altro la stessa cosa con l'elettronica.

no, senz'alcun dubbio Alberto: forse a volte necessaria e pratica ma l'elettronica non ha la magia e il sogno dell'arte manuale ;)

Posta un commento