Blog di resistenza all'incedere del brutto


Per me la bellezza è Kurt Cobain che sfascia una Fender, è Mila Kunis che infila la lingua in gola a Natalie Portman, è una domenica mattina dannatamente post-alcolica. Cannibal Kid

Bellezza è un'umanità creata dallo scandito rincorrersi degli opposti, senza ripensamenti. La mia bellezza è libertà. Saharajoyce


continua...

giovedì 21 luglio 2011

Vita alla blindata di Vittorio Bertone
In memoria di Paolo Borsellino
Catania 19 luglio 1992 (2011)


Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene.
Paolo Borsellino

Appuntamento alle ventuno e trenta in via pacini, diceva l'sms. In via pacini? ma perché lì? che brutta zona per andare a piedi da sola... eppure è in centro... che bel posto per una manifestazione... però mi tolgo l'anello di brillanti non si sa mai... e non metto la gonna... che brutta zona... l'anello me lo tengo, mi metto i jeans... no fa caldo, mi stiro i pantaloni di lino...
Martedì ricorreva l'anniversario della morte di Paolo Borsellino, avevo preparato un post ma... che brutta zona, e poi perché lì? di sera per giunta... c'era una via, un incrocio nel cuore di Catania, dove è accaduto qualcosa che merita più di qualsiasi parola io possa scrivere per commemorarlo.
Muoio di caldo lo stesso, prendo una birra, ma questo bar mi è sempre sembrato un postaccio e invece... che brutta zona eppure è in centro... che bella gente... me lo ricordo io quel tipo, occupammo il liceo nel '99, chissà se si ricorda... avrei dovuto mettere la gonna, muoio di caldo anche coi pantaloni in lino... c'era un bar in una via del centro, ad un incrocio nel cuore di Catania, c'era una console, un proiettore, uomini, donne, bambini, tavolini, gente affacciata al balcone, un telo da proiezione e seduto su uno scalino un mio amico che rileggeva concentrato il suo pezzo...
Che brutta zona... carino però il bar... quanta gente... mi metto qui, appoggiata alla transenna, con la mia birra... c'era qualcuno in via pacini, qualcuno che parlava... e parlava di mafia.
C'era molta gente ad ascoltare, sta iniziando...


I fatti, i cavallier, l'arme, gli amori di un'agenda ritrovata
Vita alla blindata di Vittorio Bertone


Vita alla blindata. Quando ne parlano in tv il servizio fa più o meno così: “ci sono dei magistrati che, in nome dello Stato e per lo Stato, mettono a repentaglio la propria incolumità e quella degli agenti posti alla loro sicurezza”. Poi, una volta tornati in diretta, il presentatore dice: "un pensiero particolare va rivolto ai familiari di queste persone. Facciamogli un grande applauso!”.

Vita alla blindata. In quel negozio vicino casa una signora si lamenta con la cassiera: ”ma quando finisce 'sta camurria* dei militari sotto casa dei giudici, che uno ormai non può più posteggiare da nessuna parte. È uno schifo!”. Guardo mia madre e penso: “ma che colpa ne abbiamo noi?”.

Vita alla blindata. C'è quel poliziotto della scorta che ogni mattina saluta la moglie con un bacio sulla fronte. Lei, col sonno ancora appeso a metà, gli dice: “Mi raccomando, stai attento” e lui, lui le sorride e basta.

Vita alla blindata. “Ma tu non hai paura che ti mettono la bomba sotto casa?”.

Vita alla blindata. Anche se i vetri antiproiettile coi kalashnikov, sai, servono a poco.

Vita alla blindata. “In gita è meglio se qualcuno ti accompagna, così... tanto per essere tutti più tranquilli”.

Vita alla blindata. Rimuovere i cassonetti dalle zone adiacenti l'abitazione della personalità protetta. Nelle conversazioni telefoniche non fare alcun accenno ad orari, appuntamenti o spostamenti. Modificare periodicamente il percorso casa/ufficio e viceversa. In autostrada mantenere un’andatura tirata. Posti di blocco e incidenti stradali potrebbero essere inscenati ad arte: contattare immediatamente la sala operativa. Ritardare il rientro: auto sospetta.

Vita alla blindata. “Talia comu sa spacchianu cu di sirene*. Ed io pago...”.

Vita alla blindata. A scuola la professoressa assegna un tema sulle vittime della mafia. Penso a quei ragazzi…

Vita alla blindata. Questa domenica non andiamo a prendere le paste insieme, e mio padre non vuole dirmi perché.

Vita alla blindata. Gli operai della Repubblica italiana riscaldati dalle fredde mura di un’aula bunker.

Vita alla blindata. “Papà, 'mafia' nel tema la devo scrivere in maiuscolo o in minuscolo?”. “In minuscolo, che c’entra il maiuscolo con mafia?”.

Vita alla blindata. “Però con ‘sta storia della mafia finiamola che non è che qui siamo tutti delinquenti! Questi signori con ‘ste indagini qua stanno ammazzando l’economia”.

Vita alla blindata. Palermo, Roma, Milano, Firenze.

Vita alla blindata. Quando telefonano, prima di mettere giù, se ne stanno in silenzio ad ascoltarci: “Pronto? Pronto? Pronto?”

Vita alla blindata. “Ma a quel cristiano - che ha famiglia – chi glielo fa fare dico io”.

Vita alla blindata. Dai balconi penzolano lenzuoli tinti dalla vergogna e strappati dalla rabbia.

Vita alla blindata. “Nel garage rinvenuto un arsenale. Serviva per un attentato”.

Vita alla blindata. Nello spazio riservato ai lettori di un noto fumetto un ragazzo siciliano scrive: “E se i supereroi esistessero per davvero?”.

Vita alla blindata. Eppure la Sicilia è un bel posto.

Vita alla blindata. E nel tema parlo anche dei cosiddetti “uomini d'onore”. Mi chiedo: “e ora come minchia lo devo mettere 'onore' maiuscolo o minuscolo?”. Io, per non sbagliare, lo scrivo rimpicciolito, quasi invisibile.



Tratto da "I fatti, i cavallier, l'arme, gli amori di un'agenda ritrovata", Catania 19 luglio 1992 (2011)



Il testo Vita alla blindata, non è stata la prima delle letture de "I fatti, i cavallier, l'arme, gli amori di un'agenda ritrovata". Vista la difficoltà nel reperire rapidamente l'intera raccolta, l'ordine di pubblicazione dei singoli pezzi non corrisponderà alla presentazione che ho ascoltato. Tale ordine del resto è poco significativo, conto di recuperarli tutti per farli leggere anche a voi.


* camurria: seccatura, fastidio
* Talia comu sa spacchianu cu di sirene: guarda come si vantano con quelle sirene.
[spacchio in siciliano sta per "sperma"; nel catanese perde il senso letterale e acquista quello figurato di "vanto, prodezza, spavalderia", spacchiarsela in gergo equivale a "tirarsela"]

mercoledì 20 luglio 2011

Dove c'era l'erba oggi non c'è la città






Non c'è niente da fare, per me la natura (quasi) incontaminata è ciò che di più bello possa esistere. Le sensazioni che provo dinanzi a certe meraviglie del mondo sono molteplici e tutte insieme formano un amalgama "magico". Questa foto l'ho scattata da Santo Stefano di Sessanio, sabato scorso: è l'inizio della piana di Campo Imperatore. Non so chi di voi ci sia già stato e quindi può sapere di cosa parlo ma lo dico per chi non c'è mai passato: quando ne avrete l'occasione fermatevi ad ammirare lo spettacolo delle curve che millenni di erosione ci hanno regalato, fermatevi a vedere i pascoli dove ci sono ancora animali allo stato brado. Fermatevi ad ascoltare il vento (che vi assicuro è intenso) e osservate bene le distanze, i vari punti geografici che sulle cartine sembrano vicinissimi. Vi renderete conto che l'essere umano è davvero uno sputo in mezzo alla vastità della natura.


Qui non c'è il segno del "progresso" fatta eccezione per qualche strada il cui asfalto è vecchio e sembra cedere alla forza degli elementi. Si troverete qualche Bed & Breakfast ma nessuna luce sfavillante, niente ponti o grattacieli. Niente centrali o fabbriche. Non c'è niente che possa rovinare il paesaggio.


Questa foto e le prossime due che vedrete le ho scattate ad agosto dello scorso anno, in occasione della fiera ovina che si tiene ogni anno: questa è la piana che tante volte avete visto al cinema. Continuavano a chiamarlo Trinità... Così è la vita... inoltre spot e video di singoli musicali.


Qui la forza degli elementi della natura ha costretto i magnaccia del cemento a desistere, si direbbe che non c'hanno manco provato a deturpare il paesaggio. Sarebbe stato vilipendio al pianeta terra.





Lo so, non c'è più la transumanza con le centinaia di migliaia di capi di bestiame che si spostavano eppure qualche audace è rimasto. Qui è sempre una sfida. L'inverno la neve ricopre ancora tutto. Ai bordi delle strade ci sono degli altissimi pali fatti apposta per segnare l'accumulo della coltre nevosa.


Bello vedere le sistemazioni, i terrazzamenti (forse con lo zoom li potete notare) che sono stati fatti tanti anni fa. L'impatto dell'uomo qui è minimo e di solito in simbiosi mutualistica con la natura: uno dei pochi casi al mondo in cui nessuno è svantaggiato! Spesso capita di imbattersi in piccoli corsi d'acqua e laghi: ogni volta è una sorpresa eppure siamo in montagna. Del resto questi luoghi hanno conservato la magia delle cose semplici. La piana di Campo Imperatore è un luogo unico per il quale le parole non saranno mai abbastanza.

sabato 16 luglio 2011

Pasolini legge Pound

Ci sono dei momenti in cui un nome buttato lì senza intenzione, quasi didascalico stuzzica quella fame di sapere che fa parte del tuo dna, quella fame compulsiva che si acquieta solo quando vai fino in fondo alla ricerca.
Stasera il nome pronunciato è quello di un poeta di cui raramente si sente parlare, Ezra Pound,  poeta statunitense che visse per lo più in Europa e fu uno dei protagonisti del modernismo e della poesia di inizio XX secolo.
Egli costituì la forza trainante di molti movimenti modernisti, principalmente dell' imagismo e del vorticismo.
Artista poliedrico di mille interessi , spaziò dalla poesia alla musica e dalla politica all'economia, nel ventennio fascista egli realizzò a Roma per la Radio Italiana numerose trasmissioni in Inglese in cui difendeva il fascismo e accusava gli angloamericani e la finanza internazionale di aver provocato la guerra contro i paesi che si erano ribellati al giogo dell'usura.
Trasmesse in Gran Bretagna e Stati Uniti, queste trasmissioni gli valsero un'incriminazione per tradimento da parte del governo americano.
Nel 1945 fu arrestato da partigiani italiani e consegnato ai militari statunitensi, che lo trattennero per alcune settimane a Genova e poi lo trasferirono in un campo di prigionia dell'esercito americano a Metato, presso Pisa. Dopo alcune settimane di reclusione in una cella di sicurezza (la "gabbia da gorilla", disse lui), subì un tracollo fisico e mentale, in seguito fu trasferito in aereo a Washington per il processo, una perizia psichiatrica  lo dichiarò infermo di mente, il processo fu rinviato e Pound fu internato nell'ospedale criminale federale di St. Elizabeths di Washington.
Nel 1959 fu candidato al premio Nobel ma per i suoi trascorsi politici gli fu negato questo riconoscimento.
Un piccolo riferimento al suo pensiero economico merita di essere annotato con i seguenti postulati:
  • Il denaro non è una merce, ma una convenzione sociale;
  • Il lavoro non è una merce, ma fondamento della ricchezza ed il modo più logico per distribuire ricchezza è distribuire lavoro;
  • Lo Stato dispone del credito, non è quindi necessario che si indebiti.
Concetti attuali, nevvero?
Nell’autunno del 26 ottobre 1967, Pound incontrò Pasolini e per nostra fortuna la Rai, che in quegli anni era prodiga di trasmissioni culturali di alto livello, produsse questo filmato di repertorio in cui Pasolini legge alcuni versi del “Testamento Spirituale” di Pound.
Durante l’intervista, egli fece anche una decina di disegni molto belli dello scrittore americano ormai vecchio, silenzioso e stanco.
Un incontro di grande liricità fra due colossi della Poesia Mondiale.





Ciò che sai amare rimane, il resto è scoria
ciò che sai amare non ti sarà strappato
ciò che sai amare è il tuo vero retaggio
il mondo, quale? Il mio, il loro
o di nessuno?
Prima venne la vista, poi diventò palpabile
Eliso, fosse pure in quell’antro d’inferno,
ciò che tu sai amare è il tuo vero retaggio
ciò che tu sai amare non ti sarà strappato.
La formica è centauro nel suo mondo di draghi.
Deponi la tua vanità, non è l’uomo
che ha fatto il coraggio, o l’ordine o la grazia,
deponi la tua vanità, dico, deponila!
La natura t’insegni quale posto ti spetta
per gradi d’invenzione o di vera maestria,
deponi la tua vanità,
Paquin, deponila!
Il casco verde tua eleganza offusca.
“Padroneggia te stesso, e gli altri ti sopporteranno”.
Deponi la tua vanità
sei cane bastonato sotto la grandine
tronfia gazza nel sole delirante,
mezzo nero mezzo bianco
tu non distingui fra ala e coda
giù la tua vanità
spregevole è il tuo odio
che si nutre di falso,
deponi la tua vanità,
sollecito a distruggere, avaro in carità,
deponi la tua vanità
dico, deponila!
Ma avere fatto piuttosto che non fare
questa non è vanità
aver bussato, discretamente,
perché un Blunt ti apra
avere colto dall’aria una tradizione viva
o da un occhio fiero ed esperto l’indomita fiamma
questa non è vanità.
L’errore sta tutto nel non fatto,
sta nella diffidenza che tentenna…
(Ezra Pound, da Canti Pisani)

giovedì 14 luglio 2011

piacevolmente stupito


sì, ma umbria jazz non è più quella di una volta. e in effetti, l'anno scorso avevo fatto un giro in città durante i dieci giorni della manifestazione, ma onestamente non avevo sentito quell'aria di festival - e di festa - a cui ero abituato. sarà che i turisti erano davvero pochi, rispetto agli anni precedenti, sarà che gli appassionati di jazz cominciano a snobbare una manifestazione che come main event della serata propone sempre più spesso personaggi che col jazz hanno a che fare poco se non niente, sarà tutto un complesso di cose... fatto sta che c'era più un'aria da sagra della porchetta che da mardi gras.

nondimeno, mi telefona una mia amica e mi chiede se ho voglia di un'uscita perugina in occasione di umbria jazz, appunto. e ovviamente chi se ne frega se il concertone all'arena è quello di santana che costa una cifra per me proibitiva e se la musica dei concerti gratis ai giardini è sempre quella da anni, un'uscita non si rifiuta mai. e quindi.

arrivo a perugia nel tardo pomeriggio e per prima cosa riesco a trovare miracolosamente un parcheggio gratis a ridosso del centro. uhm. non un gran bel segno, a quest'ora i parcheggi dovrebbero essere già saturi. vabbè. prendo le scale mobili e mi addentro nel centro storico salendo da via dei priori. è cambiato quasi tutto, bar, ristoranti, negozi, non riconosco quasi più niente. l'unica cosa che non è cambiata sono le salite, ma so come affrontarle e soprattutto come mitigarle, scegliendo percorsi alternativi.

il corso è pieno di gente; non c'è bisogno di spintonare per poter camminare, ma insomma gente ce n'è, e non sono solo perugini: li riconosci dai non-perugini perché le femmine locali sono vestite bene (i maschi, no), non come i turisti che stanno tutti rilassati, maschi e femmine in calzoncini e magliette slabbrate. e poi per essere martedì, dai, c'è movimento. la mia amica arriverà all'ora di cena, faccio un giro.

arrivo ai giardini carducci in un momento di vuoto del palco; la gente gravita là intorno in attesa, chiacchiera, siede sulle panche del ristorante improvvisato che ti vende hamburger, patatine e hot dog da steatosi multipla, ordino una birra. aah, la cara vecchia buona birra annacquata di umbria jazz. quattro euro di insipienza. almeno qui, la tradizione è rispettata. mi siedo su una panchina a studiare il programma del prossimo trasimeno blues, quattro ragazze si siedono sulla panchina a fianco, una (avrà vent'anni? in viso - e per fortuna solo là - somiglia a valeria marini da giovane) tira fuori le scarpe appena acquistate ai saldi e sostituisce le ballerine fruste con un paio di sandali neri tacco 14, poi improvvisa un set fotografico con l'amica, avvinghiandosi al cannocchiale del balcone come a un palo di lap dance. guardo la scena divertito, lei mi rilancia uno sguardo non esattamente casto. viva l'estate!

una sedicente poetessa mi avvicina per vendermi il suo libriccino "di poesie e schizzi", come lo chiama lei, se ti va fai un'offerta. me ne dà in mano una copia e, mentre ancora spiego che senza occhiali non vedo nemmeno se è stampato o no, ne prende un'altra e scrive su una dedica. come poetessa, voto 5; come self promoter, 10 e lode.

arrivano i funk off, ed è subito festa. il codazzo di persone che seguono la marching band ballando è colorato e allegro, scatto un paio di foto, faccio un breve video col telefonino, cerco di mandarlo all'amore mio (unica nota stonata della giornata: la sua assenza), le dimensioni eccedono il massimo tollerato, peccato. cori, battito di mani, ballo, divertimento.

fine, proseguo il giro. di nuovo il corso, fin su in cima alla piazza iv novembre, dove una big band sta facendo il sound check per il concerto della sera e un clown di strada quasi mi viene addosso mentre va a far finta di pisciare contro una fioriera. poco più giù, all'altezza dell'arco del palazzo dei priori, il matto, anzi uno dei matti della città, quelli adottati da tutti dopo la 180, si ferma e si rivolge a chissà chi: "ragazzi! la dieta di oggi... meno culo... e meno figa!". raccatta su le sue cose e riparte. io giro per via mazzini e sfocio in piazza matteotti: il chiosco della zozza non c'è più e al suo posto c'è un vuoto desolante, dall'altro lato della strada hanno aperto una gelateria della catena grom, di là dalla piazza i tavolini di un bar elegante. restano i fricchettoni sulle scale dell'ufficio postale, irriducibili, anche senza le birre della zozza.

e a proposito, è ora di un'altra birra, direi. stessa quantità, stessa marca (in quanto sponsor, ha l'esclusiva su tutte le mescite improvvisate), ma stavolta non è annacquata e costa anche 50 centesimi in meno. la giungla dei prezzi. questa me la bevo camminando, non si sa mai che incappi in qualche altro artista un tanto al chilo.

la terrazza del mercato coperto, il ricordo delle sere d'estate di 15 anni fa, quando qui ci si veniva a rimor... a incontrare gente. lo sguardo che si perde finché può, di qua vecchi palazzi, di là antiche chiese e in mezzo la valle fino al monte subasio, assisi che spicca alle sue pendici; foto (monca, necessariamente) del panorama inviata al mio amore, i miei occhi che diventano i suoi, la tua semplice presenza qui, ora, renderebbe tutto perfetto.

il sole comincia a calare ma la temperatura non accenna a diminuire. perugia oggi è la città più calda d'italia (tra quelle di cui vien resa nota la temperatura. a terni si boccheggia un paio di gradi - anche tre - oltre). non c'è refrigerio nemmeno esponendosi all'aria, che è più calda di te. anzi, sei tu che rinfreschi l'aria. la ma amica finalmente si manifesta, sudata come un maratoneta solo per aver fatto la salita dal parcheggio all'ingresso del mercato.

il resto della serata trascorre tra jambalaya, patatine, chiacchiere amene ed oziose, la decisione di evitare la calca di quelli assiepati fuori dall'arena a sentire santana e un paio di mojito. giusto il tempo di sentire l'ultima canzone di una cantante rhythm'n blues con quattro coriste - per la par condicio, due bianche e due nere - dal palco di piazza iv novembre e poi a casa malvolentieri: umbria jazz sarebbe fatta per dormire di giorno e vivere di notte, ma domani suona la sveglia, mi aspetta quasi un'ora di strada ed è già mezzanotte e un quarto.

ma è bello ricordarsi del perché, per dieci giorni all'anno almeno, amavo la mia città.


mercoledì 13 luglio 2011

va tutto bene, di arsenio bravuomo

va tutto bene

camminavo e scrivevo
 nella testa, certo,
immortali versi
  ma in effetti morti lì
   subito dopo
che già me li ricordo più no
così poi ho pensato che forse l’immortalità è un attimo
come quel concetto dell’oceano tutto riversato in una goccia
(il tao
  dev’esser il tao)

lo so
 son un cialtrone
no’ mi piace il marrone
 a meno che lo si declini
  maròn
e con tutte le prove che ho fatto
  da mattina a sera
 lo so già che imparerò mai
a girare una sigaretta a bandiera

e io che ti voglio tutta intiera
 ti dico
danza
 non smettere mai e
danza
ti dico
 ti va di mantenere la calma?

ci saranno
 preservativi scaduti
  il saporaccio di rossetto
 i peli
  i calzini
 i tanghi
  (meglio se argentini)
i guru mode
  i film i libri le canzoni tutte nei posti uguali
l’entusiasmo di maniera
quel modo d’esser nata sempre tipo il giorno prima
  un senso di c’eri e di non c’eri
e il sudore spesso e volentieri

vivi anarchica e conclusiva
 con gli amori sii sempre molto precisa
scrivi testi di canzoni
scrivine a milioni
adora le scarpe e ti faranno camminare
  e tutte le sensazioni
di senza casa senza direzioni

guarda sempre negli occhi i bambini
nel sesso vendi a poco e compra a molto
ama i cambiamenti
 come fossero nuvole
o torrenti
  o capriole

eppoi non temere mai
 che c’è sempre una soluzione
(male che vada un’endovena al cortisone)
 io vivacchio come quando
 guardi avanti, sì,
 ma non stai per davvero vedendo
come fossi cieco dal di dentro
e camminando e scrivendo
son lì che spero che piova una pioggia diluviana
 o partisse almeno una ballata dylaniana
come se questo giugno non avesse già pianto abbastanza

prendo e butto la cicca a terra
  come non mi hanno insegnato a fare
(su certe robe son autodidatta)

così mi lascerai solo
 con una tosse asinina non troppo faticosa
  una pericardite testarda come un mulo
e una pazzesca voglia
 di prenderlo nel culo

a volte
 la vita
è un grandi negri
 senza l’un terzo gin

domenica 3 luglio 2011

lento incanto

Dì, come mi spiegherai
la gioia di questa sera,
se non sappiamo perché
fu, né come, né di cosa
è stata,
se è pura gioia di nulla?
Nei nostri occhi visioni,
solo visioni, non sguardi,
non coglievano grandezze,
dati, colori, distanze.
Così distaccatamente
come io ti stavo e mi stavi
guardando, più che guardarti,
i miei sguardi ti sognavano,
e mi sognavano i tuoi.
Parole, parole libere,
godimento di incoerenze,
non più segno delle cose,
ma pure voci, le voci
dimentiche di servire.
Vagavano senza meta,
né goffaggine, carezze!
Lunghi piaceri avviati,
carezze non terminate,
come non sapendo ancora
in quale punto dei corpi
finisce l’accarezzare,
e avremmo preso a cercarlo,
in lento incanto, senza ansia.
Le mani, quel che facevano
in noi non era toccare,
quanto uno scoprire; il tatto
inventava i nostri corpi,
là in piena luce, così
chiari come in piena tenebra,
dove esso soltanto può
vedere i corpi,
con le palme appassionate.
Di questi nulla si è andata
costruendo, indistruttibile,
la nostra gioia, l’amore,
quella sera.
So per questo che sebbene
non fosse nulla, stanotte,
tu poggi come una guancia
su quel biancore di piume
- cuscino che è stato ali -,
il tuo essere, il tuo ricordo,
tutto, e tutto ti riposa,
su una sera di noi,
e che è nulla, nulla, nulla.



(“Dì, come mi spiegherai " RAGIONI D’AMORE - Pedro Salinas )
versione originale qui

immagine: Pablo Picasso, "The Lovers (Picasso e Fernande)"  1904



venerdì 1 luglio 2011

La bellezza non può essere cancellata


Tutta la banda di Ladri di bellezza sottoscrive e rilancia a tutt@ i/le blogger (e le/gli amanti della libertà e della bellezza) l'appello di Metilparaben a mobilitarsi contro la delibera che sarà votata la prossima settimana dall'AgCom (Autorità di garanzia delle comunicazioni): "In estrema sintesi sta succedendo questo: il 6 luglio l'AgCom voterà una delibera con cui si arrogherà il potere di oscurare siti internet stranieri e di rimuovere contenuti da quelli italiani, in modo arbitrario e senza il vaglio del giudice. Siccome, con ogni evidenza, si tratta di una misura degna dei peggiori regimi, sarebbe il caso di rimboccarsi le maniche per evitare che venga approvata".

Ecco cosa si può fare:
  • se sei un blogger scrivi un post, usando il logo che vedi qua sopra e riportando tutti i link, e diffondilo più che puoi tra quelli che conosci;
  • vai alla pagina di Agorà Digitale in cui sono raccolti tutti i link, le iniziative e le proposte dei cittadini;
  • firma e diffondi la petizione sul sito di Avaaz;
  • partecipa e invita tutti i tuoi amici a "La notte della rete": 4 ore no-stop in cui si alterneranno cittadini e associazioni in difesa del web, politici, giornalisti, cantanti, esperti.