Blog di resistenza all'incedere del brutto


Per me la bellezza è Kurt Cobain che sfascia una Fender, è Mila Kunis che infila la lingua in gola a Natalie Portman, è una domenica mattina dannatamente post-alcolica. Cannibal Kid

Bellezza è un'umanità creata dallo scandito rincorrersi degli opposti, senza ripensamenti. La mia bellezza è libertà. Saharajoyce


continua...

giovedì 20 dicembre 2012

un momento, scusa

The frog was a prince, the prince was a brick, the brick was an egg, the egg was a bird.
mi alzo presto, esco presto, così arrivo al lavoro presto e altrettanto presto me ne vado. di solito, parcheggio nel piazzale poco dopo le sette e trentacinque, e così anche stamattina: entro nel piazzale, parcheggio nel solito posto dove lascio sempre l'auto, guardo l'orologio: sono le 07:36. a questo punto, di solito, spengo la radio, spengo il motore, esco dall'auto, la chiudo col telecomando. ma oggi no, perché venendo al lavoro stavo ascoltando i genesis, e supper's ready non era ancora finita. avreste avuto voi il coraggio di interrompere l'assolo di hammond di tony banks, nella sua apocalypse in 9/8? io no, son rimasto là ad aspettare che finissero, as sure as eggs is eggs, con quel finale largo che a me ricorda la moldava di smetana, quando il fiume entra a praga: mi dà la stessa sensazione di maestoso e placido compimento - per contrasto mi viene in mente il finale roboante di the musical box, ma questo è un altro discorso, mente mia, restatene qui con me.

son rimasto in auto ad ascoltare, per gli ultimi tre minuti, col mio solito volume esageratamente alto, durante i quali non è arrivato nessun altro: purtroppo o per fortuna? che reazioni avrei suscitato, se mi avessero domandato come mai mi stessi trattenendo in macchina, ritardando la timbratura? aspettavo che supper's ready finisse.

ah. eh. (al massimo)

tutt'al più qualcuno avrebbe sorriso.

ma non è arrivato nessuno, e mi son congratulato da solo, per il mio omaggio alla mia idea di bellezza, il minuscolo sacrificio. spengo, esco, chiudo. entro, passo il badge. 07:40.

(enjoy)

giovedì 4 ottobre 2012

piccole meraviglie

...che si possono fare con due chitarre, la voce e una loop station



(certo, anche chiamarsi thom yorke aiuta)

lunedì 17 settembre 2012

RICORDO DI SCUOLA


Le maestre quella mattina avevano un’aria severa.
A scuola non si scherza e, quando in cattedra ci sono le suore, si scherza ancora meno.
Nonostante ciò, quella mattina, avevano riso.
Avevano chiesto ai bambini di cinque anni di svuotare le tasche: i giochi a scuola non si portano, fuori i malloppi.
L’umiliazione era di per sé notevole: minuscole bambole, orsacchiotti, macchinine, pezzi di lego, messi lì, nudi sui banchetti, a denunciare l”’immaturità” dei piccoli scolari.
Ma dalle tasche di quella bambina era uscito qualcosa di davvero inaspettato.
“Ma guardate questa – aveva esclamato ridacchiando quella più anziana – robe da matti, portare in classe lo spago dell’arrosto!”. E dopo aver mostrato il ridicolo reperto alla collega e a tutti i presenti, lo aveva restituito alla bambina.
Lei, zitta, aveva atteso pazientemente la chiusura del penoso siparietto.
Gli occhi bassi, apparentemente compunta, in cuor suo rideva più di loro.
“Le ho fregate - si diceva  - quelle non sanno che io, con il mio rotolo, mi ci costruisco un mondo!”.

I “Gomitolini” di Alex Pinna hanno inaspettatamente risvegliato in me il ricordo di quella mia prima intima rivincita.
Probabilmente già allora amavo l’Arte povera, ero sostanzialmente anticlericale e vivevo in una pericolosa realtà parallela.

Solo un  piccolo post leggero, per scusarmi della mia lunga assenza.

Ps. La seconda immagine è Baroque Minimalism di Dani Marti un vero virtuoso della corda!

giovedì 6 settembre 2012

Il bello del baratto


Il baratto è stato la prima forma storica dello scambio commerciale di beni, anteriore alle forme di scambio monetario.
Dall'avvento del danaro il baratto è sparito dalla economia dei paesi più “evoluti”, ciò ha spinto l'uomo a rincorrere la sua brama di ricchezza e l'avidità e la speculazione hanno caratterizzato l'economia degli ultimi decenni che ha favorito pochi individui a scapito dei più.

In questi anni siamo vivendo una crisi economica inaudita, gli Stati occidentali considerati più ricchi del pianeta per rincorrere la propria brama di ricchezza si sono indebitati e hanno interrotto il percorso di sviluppo portando irrimediabilmente (spero di no) il proprio paese verso una temibile povertà.

Mancano le risorse perché non circola più danaro e la gente comincia a riconsiderare la gestione economica della propria famiglia rinunciando ai beni essenziali rincarati a dismisura a causa delle speculazioni degli economisti mondiali e dalla incapacità di governanti mascalzoni.

Ma si sa, l'uomo ha mille risorse e in tutto questo marasma economico ha incominciato a riconsiderare l'uso del baratto, 4 anni fa un medico lucano ha pensato di farsi pagare in natura per andare incontro ai veri poveri che non si possono permettere di pagare le cure mediche.
A Firenze invece, notizia di oggi, si sono inventato un ristorante in cui si baratta la cena con l'oggettistica.
Già il nome la dice lunga, “l'è maiala”, espressione tipica fiorentina che esprime la difficoltà della situazione contingente.
Al momento della prenotazione gli avventori potranno preventivamente accordarsi su cosa, quanto e come barattare in cambio di una cena, il locale propone i tipici piatti della cucina popolare toscana, sempre gustosa e caratteristica a cui nessun turista può rinunciare.
Tra i generi accettati per lo scambio avranno priorità le primizie contadine della campagne toscane ma saranno ben accetti oggetti dell'artigianato locale, antiquariato e modernariato inclusi, bricolage e design, inoltre “gli utensili più belli” saranno esposti all’interno del ristorante.
“Questo proprio per rafforzare l’idea di «Ristorante concepito per la gente», quella gente che ha qualcosa da dire, da raccontare.
La fase più divertente da vivere a tavola sarà proprio quella di assistere a veri e propri momenti di “mercanteggio” pre e post-pasto, come avveniva un tempo nelle vecchie botteghe fiorentine”.

Non vi pare una gran bella idea?
Chissà perché ho la sensazione che tra non molto butteremo via minigonne, top e perizoma per tornare a vestire quei meravigliosi abiti rinascimentali ricchi di colore e di fascino di cui la moda di oggi ne è totalmente priva.
Sono convinta che se dovessimo portare il baratto in tutti gli scambi commerciali, anche internazionali, vivremmo con più serenità, più umiltà e più rispetto gli uni verso gli altri, finalmente riusciremo a scoprire la bellezza nelle piccole cose che oggi giorno ci sfugge e il nuovo Rinascimento rigenererà l'umanità intera.

domenica 29 luglio 2012

Che l'ozio sia con voi!

Armonie dinoccolate, a tratti seriche e sinuose, un incalzare interrotto da controtempi bisbigliati.
Sentite i grilli frinire, le onde del mare infrangersi sugli scogli, il crepitio del fuoco nel barbecue, il calpestio delle foglie secche dei sentieri di montagna, o vedete la pienezza del lago che incanta lo sguardo, la città assolata, la vostra terra d’origine, in cui tornare ad annusare il presente-passato?
Be’, in qualunque luogo abbiate deciso di trascorrere il vostro tempo ozioso…
Buone vacanze a tutti noi!

venerdì 22 giugno 2012

Sciroccati

Era d’estate. Nell’antica casa di Palermo in cui abitavo c’era una stanza, la più interna e fresca: un’alcova di muri spessi. Quando spira lo Scirocco e l’aria diventa gialla, si bagna il pavimento di quella stanza e ci si stende per terra, in mutande, la guancia e i polsi incollati a terra, in croce. Non ci sono finestre, lì lo Scirocco non può trovarti, perché lo Scirocco fa impazzire, ti viene “un colpo” se ti trova. È una belva che scioglie le ginocchia e quando si avvicina c’è quel silenzio che hanno le cose in equilibrio subito prima di crollare: un palazzo incendiato, prima di precipitare; un bosco, prima del temporale; la terra, prima di un terremoto. I miei avi hanno imparato a difendersi dalla bestia che soffia, nascondendosi in questa stanza irraggiungibile, come il cuore. Infatti se quel vento ti entra nella testa vedi miraggi, sei uno “sciroccato” si dice, però passa. Ma se ti entra nel cuore, sei fottuto: ti brucia da dentro e ti inaridisce, come fa con gli alberi di arance.
Niente è più serio dello Scirocco nella mia terra. Nella stanza dello Scirocco non resta che fare i conti con quello che si ha e quello che non si ha. Non c’è altro. Quello che trovi in quella stanza, nudo, senza niente, ti salva. Forse per questo mia nonna diceva sempre: Tri sunnu li putenti: u papa, u re e cu’ nun havi nenti. Ricordo i discorsi sussurrati in quella stanza, anzi sono gli unici che ricordo. Un giorno, mentre lo Scirocco mordeva l’aria estiva, screpolava le persiane, abbatteva i cani, parlai con mio padre. Ero solo un bambino.
“Arriva”
“Chi?”
“Lo Scirocco”
“Come lo sai?”
“Il mare. Lo senti?”
“No”
“Appunto. Quando il mare rallenta e respira piano, le cicale impazziscono di paura e lo richiamano a fare il suo dovere. Lui arriva”
“Chi?”
“Te l’ho detto, scimunito. Lo Scirocco”
“E che si fa?”
“Come il mare. Respira piano. Appoggia la guancia al pavimento: aspetta e ascolta”
“Cosa?”
“Storie”
“Che storie?”
“Storie d’amore”
“E perché d’amore?”
“Ne esistono altre?”
“Che ne so, storie di avventura, di battaglie, di mistero…”
“E per cos’altro si va all’avventura, si soffre e si risolvono indovinelli?”
“E tu quali storie sai, papà’”
“Una sola”
“Solo una?”
“Basta e avanza”
“E come fa?”
“C’è un ragazzo. Suo padre dice che sarebbe ora che si sposasse. Sua madre dice che sarebbe bello piuttosto che si innamorasse. Suo padre dice che non c’è differenza. Sua madre dice che la differenza c’è. Suo padre non dice più nulla, tanto sua moglie ha sempre ragione”
“E poi?”
“E poi s’innamora”
“E finisce così?”
“Perché c’è altro?”
“Lei com’è? Cosa succede?”
“Lei è tua madre. Lui le dice ti amo. Non c’è altro. I dolori, le cadute, le avventure, i misteri, le gioie si dimenticano.”
“Ma di questo sono fatte le storie!”
“Non quando c’è lo Scirocco”
“Perché?”
“Quando c’è lo Scirocco bisogna andare all’osso”
“E qual è l’osso?”
“Quello che resta. Il mare. Il vento. Le stelle. La sabbia”
“E che fanno?”
“Lo sfondo”
“Lo sfondo?”
“Della commedia”
“Quale?”
“Quella di chi è innamorato”
“È una commedia?”
“Sì”
“Perché si ride?”
“No”
“E perché?”
“Perché finisce bene”
“E la tua storia come finisce?”
“Bene”
“E basta?”
“Sì”
“Neanche una lacrima?”
“Continuamente”
“Papà, ma che commedia è se si piange?”
“Figlio mio, che commedia è se non si piange?”
“Che cosa è questo rumore?”
“Quale?”
“Questo tum-tum. Sbattono le porte?”
“No. È il cuore, scimunito”
“Che ne so io che si sente il cuore nel pavimento…”
“Il giorno che non lo senti, vuol dire che lo Scirocco te l’ha bruciato. Quella è una tragedia…”
“Il mio è più veloce del tuo, papà, lo senti?”
“Lo so”
“Perché?”
“Perché ama poco”
“Perché quando ama rallenta?”
“Certo”
“E perché?”
“Perché non ha fretta”
“E poi?”
“E poi si ferma”
“Quando?”
“Quando non ha più fretta per niente”
“E quand’è?”
“Quando finisce la commedia”
“E che succede?”
“Si ride”
“Che è sto silenzio?”
“È arrivato, se senti il silenzio…”
“Beddamatri, fa scantari!”
“Lascia stare mamma. E poi non è una disgrazia…”
“Ma se bisogna nascondersi, parlare piano… Fa paura lo Scirocco”
“Tu sei figlio dello Scirocco”
“Io?”
“Era un giorno di Scirocco terribile, i fiori e i cani fuori morivano, e tua madre e io eravamo qui per terra…”
“E allora?”
“Scimunito, a te lo Scirocco t’è rimasto in testa”

(IL FIGLIO DELLO SCIROCCO di Alessandro D'Avenia)

rubato su Vanity Fair dell'11/9/2011

Alessandro D'Avenia, 34 anni, nato a Palermo, insegna Italiano e Latino in un Liceo di Milano. Ha pubblicato il romanzo Bianca come il latte, rossa come il sangue (Mondadori, 2010). Il suo blog è: www.profduepuntozero.it





[mentre  continuava a scompigliarle i capelli
lei gli chiese
perché
e il vento le rispose
sibilando e gemendo
offro al mondo, malato d'angoscia, un'anima folle]




immagine: De Giorgi Enzo

venerdì 8 giugno 2012

Iside


Sono passati diversi mesi dal mio ultimo post su questo blog, mesi in cui ho dovuto combattere per la sopravvivenza del mio lavoro, mesi in cui nel mondo ci sono stati disastri e violenze di ogni genere, mesi in cui la bellezza sembra aver abbandonato questa terra martoriata dall'inettitudine, avidità ed incuria dell'uomo.
Il mio lavoro sembra avere i giorni contati, quello sfarzo e quella bellezza dei tempi opulenti in cui si investiva sulla cultura è ormai perso ed il futuro è così spaventoso che sembra quasi impossibile definirne i connotati.
In tutta questa sofferenza sociale sembra davvero difficile ritrovare ottimismo e conservare la speranza per un futuro migliore ma un mese fa ho incontrato di nuovo la bellezza.
La mia famiglia si è arricchita di un esserino che ha provocato in me tanta emozione e ha portato tanto amore.
Un mese fa è arrivata Iside, una gattina siberiana di 3 mesi, dolcissima e affettuosa che mi ama incondizionatamente, un amore che, vi assicuro, nessun umano è in grado di offrire.
Mai avrei immaginato di poter dare e ricevere così tanto da un altro essere vivente ma è successo e vi assicuro che nonostante la precarietà del mio lavoro, i problemi di salute che mi tormentano io mi sento felice.
Il momento più dolce della mia giornata è quando alle 5,30 del mattino la mia gattina comincia a camminarmi addosso facendomi le fusa e dandomi tanti bacini ed io vorrei fermare il tempo per godermi più a lungo quel momento.
Ecco la mia Iside
                                                        a 2 mesi

                                                        a 3 mesi



mercoledì 25 aprile 2012

Buona RESISTENZA!


Buona, resistente e forte RESISTENZA, a tutti! :-)




giovedì 29 marzo 2012

fatevi un favore

prendete otto minuti della vostra giornata solo per voi e guardate e ascoltate. poi dite a qualcuno che conoscete di fare altrettanto. non può che farvi bene.




Sigur Rós - Ekki múkk from Sigur Rós on Vimeo.

lunedì 19 marzo 2012

origini

L'ho inteso come l'escursione dalla materia esclusiva, la musicalità di un volo, il suono di una voce unica e multicolore, l'unione di tanti punti quante sono le tappe di un viaggio. A voi e a me la visione.



venerdì 2 marzo 2012

El Biblioburro

Quanto è appassionante, taumaturgico e sì, anche psichedelico, leggere! Un’esperienza appagante e democraticamente paritaria per tutti i nostri sensi: sono catturati e trasportati in un altro mondo, percettivo, unico e irriproducibile, diverso per ciascuno di noi, pur leggendo la stessa storia; il piacere di sfogliare e sentire l’aria che si muove, il suono della pagina che cammina, e che dire del profumo della carta di certi libri… sillaba dopo virgola, l’immaginazione improvvisa colori, sapori, luoghi e scenografie da nasi aquilini, fruscii di seta, sgommate impertinenti!

Scontato ricordare la portata rivoluzionaria della scrittura, inutile dire quanto i libri, divulgando il Pensiero (certo Pensiero, magari!) siano insostituibili per la formazione culturale dell’individuo e delle società… inutile e scontato nell’occidente organizzato nelle forme a noi consuete, anche se è noto che si legga sempre meno; e, mentre qui un ex ministro (o, se preferite, ministra) fa scempio dell’istruzione di concerto con un altro che sostiene che con la cultura non si mangia, altrove fa da contro altare il colombiano Luis Soriano detto “el profesor” che, affascinato dalla lettura, ne diventa un divulgatore davvero particolare: in compagnia di due simpaticissimi asini, Alfa e Beto, raggiunge le località rurali dell’entroterra di La Gloria, portando con sé una certa quantità di libri, enciclopedie, il dizionario e quant’altro possa servire, foggiando così una bellissima biblioteca ambulante, el Biblioburro.

Pensate agli occhi sgranati ed affamati dei bambini che hanno visto per la prima volta un libro illustrato!


E’ proprio vero… chi ha il pane non ha i denti, e viceversa!

giovedì 1 marzo 2012

Rossella Urru e l'arroganza dei media

In gergo tecnico si dice notiziabilità, in parole povere è il requisito necessario affinché una notizia divenga di pubblico dominio e degna di entrare nell'agenda quotidiana dei temi da trattare.
Due sono i criteri che rendono una notizia, un fatto, notiziabile: la rilevanza del fatto stesso rispetto all'ambito di riferimento e l'interesse che può suscitare o che si prevede possa suscitare, nel pubblico.
Di fatto, com'è ben noto, non sempre tutte le notizie sono realmente rilevanti o degne di nota, ma esistono delle tecniche, piuttosto consolidate, per incrementare la percezione di rilevanza di un fatto al fine di aumentare l'interesse del pubblico.

Il pubblico, va da sé, è una merce pregiata, mutevole e da vendere al miglior offerente. In quanto merce, audience, pubblica opinione, dev'essere conservato in luogo fresco e asciutto, al riparo da luce e fonti di calore.
Il pubblico è una merce fragile e non va surriscaldato.
Il pubblico sono io, sei tu che stai leggendo, è il tuo vicino di casa che cucina la peperonata alle otto del mattino ed è in primis chiunque, consapevole o meno d'esserlo, partecipa attivamente e non alla vita politica, economica e sociale di un paese.

Dagli anni Sessanta in poi è stato un continuo susseguirsi di teorie che analizzano l'impatto dei mass media sul pubblico, una per tutte e in parte ancora attuale, la teoria della Spirale del silenzio di Elisabeth Noelle-Neumann [qui per ulteriori approfondimenti ed il testo completo], la cui tesi centrale vede nella riproposizione continua e ridondante di notizie da parte dei media la causa di una sempre maggiore incapacità del pubblico di selezionare le notizie degne di interesse e di comprendere i processi di influenza dei media. Tale incapacità susciterebbe nell'individuo, a livello inconscio, il timore costante di essere una minoranza e in quanto tale escluso dalla massa dominante.

Senza voler essere troppo retorici, in soldoni, io, tu, siamo costantemente bombardati da notizie e con sempre maggiore fatica siamo in grado di sottrarci a questo flusso ostinato o riusciamo a selezionare in modo soddisfacente le informazioni.

Il punto è che da qui al trastullarsi in questo marasma, il salto è breve, anzi, non c'è proprio il salto, restiamo seduti comodamente e clicchiamo a caso, facciamo zapping selvaggiamente, sfogliamo guardando solo le immagini.
Siamo diventati voyeur, siamo dei guardoni che letteralmente, alla stregua di un peep show, strizziamo affaticati gli occhi davanti a notizie strette, sottili come buchi e li allarghiamo invece tra le cosce di una soubrette cercando la mutanda. Ci annoiamo a leggere i testi troppo lunghi, come questo.
Senza rendercene conto diventiamo merce sempre meno di qualità.

Quindi, e qui la smetto, contro l'arroganza dei media, contro la pigrizia mentale, contro il tempo perso per farvi i fatti dei vips su twitter o della vostra amica ubriaca su facebook, io a nome di tutti, semplicemente, mi unisco al blogging day dedicato a Rossella Urru e vi offro stavolta una scelta molto facile.

La notizia è solo una e per leggerla impiegherete lo stesso tempo che avete impiegato a cercare di capire se Belen aveva davvero le mutande:


"Nella notte tra il 22 e il 23 ottobre Rossella Urru ed altri due cooperanti spagnoli (Ainhoa Fernandez de Rincon, dell’Associazione amici del popolo saharawi, e Enric Gonyalons, dell’organizzazione spagnola Mundobat)  sono stati rapiti da uomini armati, arrivati a bordo di diversi pick-up..." continua a leggere

E sì, se accanto a questa notizia ci fosse stata una galleria con le immagini della tipa mezza nuda di turno, anch'io avrei cliccato prima sulla galleria e poi sarei tornata indietro per continuare a leggere. E me ne vergogno.



lunedì 13 febbraio 2012

woman in art

Premetto che non mi intendo di pittura ma l'amo lo stesso, ogni volta che vado per musei mi tuffo nelle immagini, nelle linee e nei colori e, chissà perchè, mi sento a casa.
Ho decisamente delle preferenze, spazio dall'Impressionismo ai giorni nostri e mi incanto come una bambina davanti ad una vetrina di dolciumi.
Girovagando su youtube, fonte inesauribile di informazioni, ho scoperto questo video che è veramente meritevole ed è una sovrapposizione di visi femminili nella pittura fatto proprio ad arte, è il caso di dirlo.
Perciò senza ulteriori chiacchiere profane ve lo propongo sicura di condividere con voi la gioia nella sua visione.
Il tappeto musicale è una Sarabanda dalla Suite per violoncello solo n.1 in sol maggiore di J.S.Bach suonata dal grande Yo-Yo Ma.


venerdì 27 gennaio 2012

non solo shoah

stamattina a caterpillar AM chiedevano agli ascoltatori di indicare un libro o un film che per loro fosse stato maggiormente formativo nell'acquisizione della consapevolezza di ciò che è stata la shoah. io ho indicato, nel profilo facebook della trasmissione, la finestra di fronte, di ozpetek: inannzitutto perché quando sento parlare di shoah (o, con un termine più brutto e inappropriato, di olocausto), noto che noi italiani tendiamo a dimenticare che la nostra nazione, in uno dei suoi periodi più bui e scellerati, ha contribuito fattivamente allo sterminio degli ebrei, come se il fatto che non ci fossero italiani tra i militari nei campi di concentramento al di là delle alpi ci assolvesse dall'aver consegnato migliaia di innocenti nelle mani dei loro aguzzini.

e poi perché la scelta di davide veroli di avvertire quante più persone possibile dei rastrellamenti in corso, salvandole dalla deportazione, sacrificando così l'oggetto del suo innamoramento, io la trovo di una bellezza etica superiore. veroli sa che in questo modo la sua vita ne rimarrà per sempre segnata, con un marchio altrettanto indelebile di quello che i sopravvissuti dei lager portano tatuato sul braccio; ciononostante, non ha incertezze nell'anteporre l'interesse e la salvezza di molti al suo privato sentire.


bellezza è anche questo: saper riconoscere quali siano i sacrifici che meritano di esser fatti, saper scegliere chi merita di andare avanti senza porsi la domanda se sia più vantaggioso per noi stessi e saper fare una scelta anche se ci penalizza, in nome di un'etica, di un senso morale ben radicato.

si badi bene, però: nessuno legga in questo una generica apologia del sacrificio, dacché i sacrifici imposti dall'alto e senza motivazioni che io ritengo sufficienti non li ho mai graditi e, specialmente quando sono stati imposti da governi di ladroni e canaglie della più varia specie, che grazie ai miei sacrifici si sono arricchiti, li ho sempre  esecrati. sappiate distinguere tra l'ammirazione per chi sa fare un passo indietro per il bene dei più e la commiserazione per quelli che si rendono complici dei loro ricattatori: quelli diventano conniventi con coloro che cercano di strappare la bellezza dalle nostre vite, sostituendola con un senso malinteso del dovere che in realtà è solo rinuncia acritica all'esercizio dei diritti, fino i più elementari, e che porta alla creazione di attriti tra categorie che si vedono come antagoniste e invece hanno un unico comune nemico.


oggi è la giornata della memoria, oggi ricordiamo le vittime di un genocidio: facciamo questo piccolo gesto oggi per tenere viva tutto l'anno la memoria di una scelleratezza compiuta da uomini contro altri uomini. io vorrei che oggi facessimo anche un piccolo gesto di bellezza, qualcosa che ci faccia - anche per un momento solo - prendere le distanze da chi ci vuole condannare all'abbrutimento, qualcosa che testimoni la potenza della bellezza in contrapposizione alla meschinità del brutto e del volgare: dite una cosa carina a qualcuno a cui tenete, manifestate apprezzamento per cose che vi vengono donate senza secondi fini, chiamate qualcuno che non sentite da un po', abbracciate un amico.


perché è la bellezza che salverà il mondo (f. dostoevskij). non il mercato, non i dei ex machina de noantri, non i sacrificicheleuropacichiede, non il 21 dicembre 2012, ma la bellezza.


la bellezza.



mercoledì 25 gennaio 2012

Quando il vetro e il mare s'incontrano...

Amo molto il mare e, quando posso recarmici, riesco a dedicare tempi infiniti al raccogliere sulla battigia 'preziosi' vetrini (ovvero i residui di pezzi di vetro erosi dall'acqua salata) - che poi utilizzo nelle composizioni più disparate che mi passino per la mente.




La storia di oggi è quella d'una spiaggia seminascosta tra gli scogli che - a partire dagli anni '40 - i cittadini di Fort Bragg, in California, avevano cominciato a utilizzare, con estrema noncuranza, come discarica privata. Con il passare degli anni e l'accumularsi di rifiuti di ogni tipo, la caletta era stata soprannominata proprio "The Dumps", ovvero "La discarica".

Dal 1967 la North Coast Water Quality Board chiuse la spiaggia e cominciò a ripulirla. Il problema erano però le migliaia e migliaia di pezzetti di vetro, i quali - a quanto pare - si mostravano particolarmente difficili da raccogliere.






Per tale ragione, essi furono lasciati lì, e - sottraendo gli altri materiali - divennero l'unica presenza 'altra' (=non naturale) di quella spiaggia. Ma la continua erosione delle onde su quei frammenti li rimodellò, li pulì e li fece brillare - d'una luce così intensa che la spiaggia divenne scintillante.

Una bella lezione da parte della natura, che quasi sembra riprenderci - come una madre affettuosa di bambini un po' discoli - per farci capire che dobbiamo avere cura di lei come lei ce l'ha di noi, donandoci ancora cose così incantevoli proprio malgrado l'uomo l'avesse deturpata con i propri rifiuti.




Oggi la spiaggia - il cui nome è divenuto proprio Spiaggia del vetro (The Glass Beach) - è un'attrazione turistica controllata dal California State Park System, che sta tentando di trasformare il luogo in parco nazionale.
Noi facciamo il tifo perché ci riesca, vero? ;-)

domenica 22 gennaio 2012

dentro la musica

"Siamo alle solite," - direte voi - "ancora la Marisa con le sue chiacchiere sulla musica..."
No, amici miei, non voglio parlarvi di tecnicismi o di musicisti, voglio solo mostrarvi un video pubblicitario di una orchestra da camera  (dicasi orchestra da camera, un'orchestra formata da un numero ridotto di strumenti) la Zurig Chamber Orchestra,  il  brano registrato è tratto dalla sinfonia n.2 in do minore op.80 di Ferdinand Ries il cui padre è stato per poco tempo il maestro di Ludwig van Beethoven.
Come sentirete è comprensibile cadere nell'errore di attribuire il brano a quest'ultimo..
Lo spot in questione è originale e ammaliante, impossibile resistergli, sembra quasi di entrare dentro il pentagramma, dentro il corpo musicale perciò  lo voglio condividere  con voi sicura che vi darà la mia stessa emozione, anzi " Der Grosse Gefühle"

sabato 14 gennaio 2012

Dialetto è bello

Nell'ultima serata dell'anno appena passato ho avuto la fortuna di vedere uno spettacolo teatrale della compagnia "Piccola Brigata" che fino a quella sera francamente non conoscevo. Tuttavia è attiva da molti anni ed è specializzata nel teatro dialettale aquilano. Mi dispiace di aver appreso tutto ciò tramite la tv (ho visto lo spettacolo sul canale locale del digitale terrestre) e internet ma del resto negli ultimi 3 anni qui non è facile andare a teatro considerando che quello (anzi quelli) veri e propri sono ancora nella cosiddetta fase di ricostruzione tranne il ridotto del comunale, da cui è appunto andato in scena lo spettacolo

Ve vojo raccondà
Quadretti di vita aquilana daju cinguanda a mo'

Ho riso di gusto. Ci ho riflettuto: a me il nostro dialetto non piace parlarlo però mi piace sentirlo parlare e a teatro diventa davvero spassoso. Ho dovuto ricorrere a una traduzione; un po' perché ormai certe parole non si usano più (il dialetto come tutte le altre lingue evolve) e un po' proprio per la mia scarsa considerazione verso questo idioma. Eppure ci voleva il teatro per farmi capire che il dialetto (piaccia o non piaccia) è importante, oso dire perfino vitale. Oggi tutti i nostri dialetti fanno fatica a resistere poiché, se è vero come è vero che abbiamo un alto livello di analfabetismo soprattutto in alcune aree in cui nessuno sa l'italiano; tendiamo comunque a parlare uno "slang" che mischia l'italiano stentato all'inglese maccheronico. Dovremmo trovare un compromesso: non vi pare?

Abbiamo una diversità di dialetti impressionante. Io ricordo qualche anno fa che due miei compagni di classe non riuscivano a intendersi l'un l'altro quando parlavano in dialetto: eppure erano di due paesi distanti nemmeno 2 km! Qualche legislatore non molto tempo fa lanciò l'idea o sarebbe meglio dire lo slogan "insegniamo il dialetto nelle scuole" ovviamente solo quello del varesotto e del triveneto (anche a Barcellona e Porto Torres!). Non penso che ci sia bisogno di fare corsi di dialetto, credo solo che tutti dovremmo essere consapevoli del valore storico e culturale dei dialetti. Lasciamo che il linguaggio che caratterizza ogni paese si evolva ma non calpestiamolo solo per dare una parvenza di saper parlare forbito.

mercoledì 4 gennaio 2012

Il mio Coro


Oggi vorrei parlarvi del mio coro.
Dovete sapete che faccio parte di uno dei complessi corali lirici fra i più importanti d'Italia anche se oggettivamente sento di affermare che la fama dell'istituzione a cui appartengo è nota in tutto il mondo,
Sono oramai 27 anni che ci lavoro e decisamente devo riconoscere di essere una privilegiata, in primo luogo perché ho scelto un lavoro che amo e mi gratifica ogni giorno e perché mi permette di girare il mondo contribuendo persino, assieme ai miei colleghi, a scrivere pagine di storia nei luoghi dove mi sono recata.
Vi faccio l'esempio di quando abbiamo portato nei luoghi d'origine l'opera di Giacomo Puccini “Turandot” e l'abbiamo eseguita nella Città Proibita di Pechino, la famosa reggia imperiale che in quella occasione aveva aperto le sue porte, per la prima volta nella sua storia di millenni, ad uno spettacolo musicale, spettacolo che fu ripreso in mondovisione dalla rai.
Non posso spiegare l'emozione che ho provato nell'eseguire il nostro capolavoro pucciniano sotto la pregiata direzione del famoso regista cinese Zhang Yimòu ma in quella occasione come in tutte le occasioni che sono seguite il sentimento che ha prevalso è la percezione di essere parte integrante di una entità unica che respira all'unisono ed è il frutto di un lavoro certosino che tende alla perfezione.
Fare musica ed in particolar modo la “musica classica”, termine troppo generico ed ampio perché contiene al suo interno una serie di stili sconosciuti ai profani, parlo di musica sinfonica, operistica, liederistica, barocca, contemporanea (che non è musica leggera), concertistica, polifonica, elettronica ecc. dà una emozione così profonda tale da toccare le corde più intense del nostro sentire e ha la capacità di estraniare dalla realtà.
E vi assicuro, amici miei, che in tempi come questi è di gran conforto.
Ogni spettacolo è il risultato di una serie numerosissima di prove variegate che comincia con lo studio prettamente tecnico delle note da decifrare, poi da assimilare e da smussare per eliminare qualsiasi errore.
Quindi si passa alle varie prove con l'orchestra per cercare un'altra fusione ed infine il prodotto confezionato rigorosamente dal vivo viene offerto al pubblico giudizio.

Oggi in Italia non solo si fa ben poco per l'arte e la cultura del nostro paese ma il dilagare di una gretta mentalità commerciale finalizzata unicamente ad un mero ricavo economico, cito la frase di Tremonti: “con la cultura non si mangia”, sta uccidendo le più importanti fondazioni lirico sinfoniche che sono state portate a profondi deficit da incaute direzioni succedutesi tra loro più per affiliazioni politiche che per meriti specifici e chi come me fa musica sente il suo futuro minacciato così come è minacciato il futuro della mia bella Italia che è la nazione che detiene il maggior patrimonio culturale del mondo.
Ecco, adesso voglio farvi ascoltare la parte finale della sinfonia n.2 “Resurrezione” di Gustav Mahler, eseguita dal Maggio Musicale Fiorentino sotto la raffinata direzione del M°Seiji Ozawa.
Il video è stato da me confezionato, ci sono le foto di Pechino, perdonate perciò le imperfezioni tecniche.