giovedì 23 giugno 2011

tracce


Le sembro morta? Mi vede? Son qui protesa verso la sua mano. La avvicini. Mi tocchi. Segua le strisce ruvide, intense, sovrapposte, le accarezzi. Ora passi su arancione e rosso, mi sente? Mi muovo all'interno della tela, attraverso le sue dita appoggiate lievi, ora spinga più forte, venga, entri, non abbia paura, non si agiti, la tengo io. Le spiegherò. Si schiarirà, la materia oscura che non interagisce solitamente con l'universo esterno, si rispecchia nella forma comune in un'armonia cosmica e si fa percepibile solo in virtù di grandi doti di sensibilità e astrattismo lirico. È comparsa nella penombra della sala. Propensa e trasparente. Molti son sfilati. Freddi, distanti, netti, necessari. Lei invece è informale, soffusa, emotiva, plastica, superflua. L'ho avvertita subito. Lei sa ascoltare, lei è capace di stimolare e trasmettere. Parte alla scoperta degli spazi immensi, si inarca splendida aderendo alla straniata deformazione prospettica. Si avventura in strada tra scorci inesistenti e impossibili linee e piani in una fantastica notte in città, mi perdo, urla, e nell'atmosfera sospesa si eclissa dietro una parete mozza, mentre intorno si elevano grattacieli infiniti sviluppandosi in angolatura curvilinea da grandangolo. Potremo tornarci quando vogliamo: è il nostro deserto, la visione contrastante e fulgida, la sorpresa della luce e del colore, l'identità e la forza della natura che prende il sopravvento e riempie, trasformandosi in paesaggio antropomorfo fatto di ghirlande di curve e anfratti caldi di grande sensualità. Aboliamo i formalismi, m'invita. Ha tratto nuovi spunti, gioca con l'esterno, spruzzando particolari e raccogliendo reperti e impressioni. I ruoli si sono invertiti, e questo sembra divertirla molto. Impossibile non notarlo. Riesce a dipingere e a scatenare nuove emozioni. La nostra intesa è naturale e scolpita come nella rossa argilla. La nostra visita è diventata soggiorno dislocato indistinto stemperato instabile… il tu mi rapisci una preziosa opera dissoluta incastonata nel nulla ma dall'impronta indelebile.

in alto Georgia O'Keeffe, Music-Pink and Blue II, detail, 1919. Oil on canvas.
Whitney Museum of American Art, New York


6 colpacci:

Laura, ti lascio un commento qui, ma sono andato a leggere anche tutti i precedenti post. A parte il testo, sempre bello, ho particolarmente apprezzato Schubert. Buona giornata.

Elio, ma lo sai che Laura sarebbe stato il mio nome? Così si chiamava mia nonna. Bellissima. Ma poi han scelto di chiamarmi Milena. Un saluto, sempre che ce l'avessi con me e non mi abbia confusa con un'altra… Laura. )))) Mi rapisce ogni volta Schubert! ;)

Non ci capisco più niente. Quando sono venuto la prima volta sul blog c'era un commento indirizzato a Laura e quindi ho continuato. Non sono Petrarca e quindi se ti chiami Milena e non Laura per me è lo stesso. Amo il tuo blog e quindi non vedo perché una differenza di nome mi possa spingere a non frequentarlo più. A presto e buonanotte.

Non me la sono mica presa perché m'hai chiamata Laura, anzi.. non ho capito cosa sia successo. E mi chiamassi anche in un altro modo sei il benvenuto, qui o da me :)

Ma non me la sono assolutamente presa ed anzi ammiro la tua sincerità. Altri avrebbero taciuto nascondendosi dietro una identità che non è la loro. Stai tranquilla, anche se non lascio alle volte dei commenti, passo tutte le sere dai miei amici follower. Buonanotte.

Si avventura in strada tra scorci inesistenti e impossibili linee e piani in una fantastica notte in città, mi perdo, urla, e nell'atmosfera sospesa si eclissa dietro una parete mozza, mentre intorno si elevano grattacieli infiniti sviluppandosi in angolatura curvilinea da grandangolo.

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