martedì 28 giugno 2011

forse poco bello, ma molto intenso

il mio post di oggi è una reissue, vale a dire che ripubblico una cosa che avevo già pubblicato nel mio blog più di due anni fa. ai miei eventuali detrattori, che troveranno in questa manovra un facile appiglio per dimostrare che in questo periodo non ho niente da dire, risponderò in separata sede, ma non adesso, perché in questo periodo non ho niente da dire.

no, poi va anche detto che ieri sera stavo provando a strimpellare la canzone in questione e mi si è rotta la voce in più punti. e anche in più pezzi. mi si son rotte anche le acque, giù dagli occhi, ma questo lo sottacerò, perché in questo periodo etc. etc.

vabè: sipario.



oggi faccio un'eccezione e parlo del testo di una canzone. di solito il testo è la parte della canzone che meglio mi sfugge: la musica cattura tutta la mia attenzione. se è cantata in una lingua straniera, meglio, perché così afferro di meno il senso delle parole. e poi va detto che molte canzoni rock hanno un testo che sta lì solo per permettere al cantante di emettere dei suoni. ma in questo caso analizzare il testo mi serve per dimostrare la cura estrema che mettono i radiohead nel proporre al pubblico i frutti del loro ingegno.

parliamo di exit music (for a film), da quell'assoluto capolavoro che è ok computer (i dissenzienti verranno decapitati a parte). la canzone parla inequivocabilmente del suicidio di una coppia adolescente. malignando, si potrebbe pensare che il creep dell'album precedente abbia trovato la sua anima gemella e che insieme soccombano sotto il peso della loro sfiga, ma queste sono illazioni di bassa lega, roba da presidenti del consiglio.

ciononostante, il timore che, finito il pezzo, yorke e la sua ragazza si buttino sui binari della metropolitana assale l'ascoltatore come un incombente senso di colpa. yorke è credibile, perché ha scelto le parole giuste:

wake from your sleep
the drying of your tears
today we escape, we escape

tre versi, e il dramma è già compiuto: la notte passata insieme, ma in maniera tormentata. evidentemente qualcosa lacera le coscienze dei due, un dolore intollerabile che lascia un'unica via di uscita, ed è agghiacciante la risolutezza espressa con la semplicità dell'annuncio: oggi noi due scappiamo da tutto questo.

pack and get dressed
before your father hears us
before all hell breaks loose

bisogna fare presto, in silenzio e in segreto. non tanto perché la presenza di estranei potrebbe impedire la concretizzazione del loro intento, ma perché c'è un rito da compiere, qualcosa di comprensibile solo per i pochi iniziati.

breathe, keep breathing
don't lose your nerve
breathe, keep breathing
i can't do this alone

come dire: questa cosa ha senso solo se fatta insieme. ci vogliono solo quattro parole per esprimere il senso estremo della complicità: un essere banale affermerebbe senza di te non posso vivere.

sing us a song
a song to keep us warm
there's such a chill, such a chill

tutti i momenti solenni hanno una colonna sonora. o no?

you can laugh
a spineless laugh
we hope that your rules and wisdom choke you

facile intuire chi siano i voi a cui ci si rivolge: arrivati a quel punto di solitaria complicità, voi è tutto quello che non è noi, e contemporaneamente è ciò che ci impedisce di essere noi in maniera compiuta - le motivazioni di ciò sono ininfluenti: noi siamo nel giusto a prescindere, e siccome ci impedite di dare corpo ai nostri desideri, abbandoniamo il gioco. strozzatevi, con la vostra risata, la vostre regole e il vostro buonsenso.

now we are one
in everlasting peace
we hope that you choke, that you choke

è fatta, tutto è compiuto. noi, nel passaggio da uno stato all'altro dell'esistenza, abbiamo raggiunto uno stato superiore di consapevolezza. voi siete rimasti quelli che eravate, e altro non meritate che il vostro buonsenso vi vada di traverso.

passano i titoli di coda, e si passa alla traccia 5. un trafiletto in cronaca racconterà solo la fine disgraziata di due giovani, starà ad altri il porsi domande, seppure con colpevole ritardo.

9 colpacci:

E invece è anche bello; apprezzo molto i Radiohead e la tua maniera di raccontarli. :-)

la mia perplessità nell'attribuire la qualifica di bellezza alla canzone sta nel fatto che un suicidio tanto bello non è mai...

certo... ma è bella la sensibilità sottesa dalle tue parole.

ci sono poche cose più belle di questa canzone...

Amen, miei cari che avete scritto qui sopra!

Dal tuo testo penso che stai attraversando un momento non troppo felice, ma sai, come si dice in veneziano (non l'ho dimenticato malgrado la mia lunga permenenza all'estero)"Se sera 'na porta e se verse un porton" (Si chiude una porta e si apre un portone). Forza e coraggio. Sai che già, moltissimi anni fa, Ornella Vanoni aveva cantato una canzone sul suicidio di una giovane coppia. Si intitola "Albergo ad ore". Ciao e buonanotte.

@elio: ti ringrazion ma sto benone ;-D
quella canzone me la ricordo, era l'adattamento italiano che herbert pagani fece di una vecchia canzone francese. ma è tanto tanto diversa.

beh! di triste è triste sia il post che la storia del film che la canzone ma se non lo è, ti credo sulla parola. ;o)
Bella la canzone degli radiohead!

quale film? mi sono svegliato adesso. ah. ci sono arrivato. no, è solo il titolo della canzone, il film non esiste. ho detto che non è triste? ma se è una tragedia!

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