Da pochi giorni mi sono trasferita definitivamente al
mio paese d’origine traslocando, con mille peripezie e tanti euro, da Firenze ad
una piccola cittadina del sud che dista soli 5 km dal mare.
La mia nuova
abitazione è al pian terreno di un rione semi periferico densamente popolato in
una zona ricca di negozietti tipici.
C’è la piccola pescheria che è il regno dei frutti di mare e pesce freschissimo, c'è un ottimo
panificio dove la varietà di pani, focacce e pizze ti lasciano incantati e il
profumo fa svenire, poi c’è il verduraio con una frutta che a Firenze me la
sognavo, il piccolo market, la mesticheria, la pasticceria e l’
agenzia viaggi, tutti agglomerati in un raggio di 50 metri ed è un piacere
visitarli.
Per la strada c'è sempre un via vai di gente così che
dalle mie finestre aperte ascolto involontariamente e facendomi sorridere, le
conversazioni, quasi tutte in dialetto verace, di coloro che passano. Al
mio paese, il tono della voce quando si parla è altissimo perché la vita da
sempre si svolge per strada e i rumori di fondo costringono le mamme ad urlare
per raggiungere i figlioletti che giocano poco lontano, non a caso le più
grandi voci della lirica vengono dal sud.
Le piccole carogne a loro volta fingono
di non sentire il richiamo mammesco e costringono le genitrici ad alzare il
volume fino a sonorità stridule ed impossibili, le donne dall’urlo facile
mantengono così anche in casa i toni alti e, per assurdo, le senti urlare anche
quando il figlioletto ha 13 mesi ed è a distanza di un palmo di mano
perché non cammina ancora.
Nel rione ogni mattina l'omino del pane
si affaccia alla mia finestra chiamando a gran voce "signora, signora, lo
vuoi il pane?", il che mi rende veramente difficile far finta di non
essere in casa, poi passa l'omino dei gelati e pure l'arrotino che urlano i
loro slogan tutti doverosamente in dialetto.
Stamattina il fruttivendolo ambulante
con la sua voce possente tenorile urlava: ”donne, donne, 2 kg di patate doce a
2 eura”.
Ieri invece, mentre chiudevo l'uscio di
casa, una signora che passava mi ha chiesto se avevano affittato il mio appartamento
che era stato chiuso per un anno e se fossi io la nuova affittuaria, al mio
assenso lei ha aggiunto: "bella, è
bella la casa!" e mentre si allontanava mi lanciava grandi sorrisi.
La signora del primo piano poi mi ha
sceso col panierino un dolce tipico, che aveva preparato per il compleanno
della sorella, per farmelo assaggiare.
Ho l'impressione che qui il tempo si sia congelato, tutto è rimasto fermo a quando i nuclei familiari erano concatenati da
parentele o amicizie, tutti sapevano ogni cosa di tutti ed io ho la sensazione
di sentirmi accolta e ben voluta dal vicinato.
Devo dire che sono emozionata,
probabilmente presto diventerò una parte integrante del borgo, ricomincerò
anch'io a parlare la lingua antica dei miei avi che oggi non ricordo
bene, avrò la sensazione di essere finalmente tornata a casa e già sento
di amare nuovamente il mio paese.