Guardo (per mia fortuna) pochissimo la televisione, per non dire mai. Così solo da un sito, Globalist.it, ho appreso che in occasione della morte di Franca Rame, avvenuta ieri a Milano, un servizio della giornalista Carola Carulli mandato in onda nel Tg2 delle 13, l'ha ricordata così: "Una donna bellissima Franca, amata e odiata. Chi la definiva un'attrice di talento che sapeva mettere in gioco la propria carriera teatrale per un ideale di militanza politica totalizzante, chi invece la vedeva coma la pasionaria rossa che approfittava della propria bellezza fisica per imporre attenzione. Finché il 9 marzo del 1973 fu sequestrata e stuprata. Ci vollero 25 anni per scoprire i nomi degli aggressori, ma tutto era caduto in prescrizione". Questa lettura mi ha suscitato delle amare riflessioni che vorrei condividere qui, in questo spazio dove si parla di "bellezza". Nella rievocazione del Tg2 lo stupro sembra quasi una conseguenza della bellezza di Franca Rame - per di più "ostentata" e "utilizzata" - e si omette di dire che i mandanti del sequestro e dello stupro furono alcuni ufficiali dei carabinieri della Divisione Pastrengo di Milano e che a compierlo furono cinque esponenti di estrema destra. Franca Rame andava punita per la sua attività politica nelle carceri con Soccorso Rosso, per essere la compagna di Dario Fo, ma soprattutto per essersi esposta pubblicamente sull'omicidio di Giuseppe Pinelli prima recitando in Morte accidentale di un anarchico e poi firmando insieme ad altri/e, nel 1971, la lettera aperta pubblicata sul settimanale L'Espresso in cui si chiedeva la destituzione di alcuni funzionari, ritenuti artefici di gravi omissioni e negligenze nell'accertamento delle responsabilità circa la morte di Pinelli, precipitato da una finestra della questura di Milano il 15 dicembre 1969, tre giorni dopo la strage di Piazza Fontana.