Blog di resistenza all'incedere del brutto


Per me la bellezza è Kurt Cobain che sfascia una Fender, è Mila Kunis che infila la lingua in gola a Natalie Portman, è una domenica mattina dannatamente post-alcolica. Cannibal Kid

Bellezza è un'umanità creata dallo scandito rincorrersi degli opposti, senza ripensamenti. La mia bellezza è libertà. Saharajoyce


continua...

martedì 27 settembre 2011

Ma la bellezza è solo femmina?




Fate salve le dovute eccezioni, nella storia dell'arte è sempre e solo la donna a rappresentare la bellezza. Più volte mi sono chiesto il perché.

Poi è successo che ho incontrato il libro "Le sante delle scandalo" di Erri De Luca e qualche risposta agli interrogativi me l'ha data.

"La bellezza femminile è un mistero che strugge il pensiero e i sensi. È scritto che Adam conobbe Eva/Havvà. Attraverso l'esperienza fisica del contatto e dell'abbraccio raggiunge la conoscenza di lei, della perfezione. Non è scritto il reciproco, lei non ha bisogno di conoscere Adam.

Le donne portano la bellezza. Ogni generazione femminile si impegna a onorare la dote assegnata. Il corpo femminile si perseguita con accanimento per esaltare la qualità.

Il maschile che gliela invidia reagisce esagerando la sua differenza virile o sforzandosi all'opposto di essere femminile. Il maschile davanti al femminile sbanda.

Le civiltà si sono specializzate nei minuziosi canoni dell'attrazione fino a differenze mostruose. Il torturato piedino giapponese, l'ingrasso e il contrario, lo scarnificato dimagrimento: il corpo della donna è sotto la pressa di uno stampo variabile, per adeguarsi all'icona prescritta.

La dannazione di provare attrazione per l'uomo la sottomette al capriccio estetico maschile. Dopo aver detto: «E verso di lui la tua piena», la divinità aggiunse: «e lui governerà in te». Non su te ma in te: sarà il suo criterio e gusto a governare dentro la donna, che piegherà la sua bellezza, la torturerà per obbedire a quello.

La storia della civiltà si può ridurre alla storia dell'asservimento della bellezza femminile."

Erri De Luca
Le sante dello scandalo
Giuntina
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lunedì 26 settembre 2011

Lili Refrain e il Polyphylla fullo

Ieri sera ho avuto l'occasione di vedere/ascoltare in concerto un'artista - Lili Refrain - che per un'amante come me di certe atmosfere gothic/metal, della voce femminile e dell'uso di campionatori rappresenta quanto di più appassionante io possa sperare di godere.
Come antropologa potrei raccontarvi molto delle atmosfere che questa deliziosa interprete riesce a creare, e del rapporto tra queste sonorità, le sue radici, la sua sperimentazione, e la società/cultura in cui viviamo. Ma rischierei d'essere pedante e cattedratica - cosa che già spesso sono.
Pertanto stavolta mi limito a una sua veloce (auto)presentazione che la dice lunga non solo della sua ricerca musicale, ma anche di come lei si posizioni rispetto alla società e al mondo.

Lili Refrain ha come simbolo un coleottero, il Polyphylla fullo, la cui caratteristica è il non vivere per terra (a differenza di molti altri scarabei), ma sui pini - dei cui aghi si nutre (a differenza sempre degli altri scarabei, per lo più coprofagi). Questo insettino, nell'interpretazione dell'artista, in pratica si arrampica sugli alberi - dove vivrà una vita pericolosa diventando facile preda di innumerevoli altre specie animali - "pur d'avere una visuale più ampia e di non mangiare merda".


Intrigante interpretazione, nevvero? Non provate già simpatia nei suoi confronti? :-)
Qui di seguito il brano che Lili ha composto per lui - Polyphylla Fullo On Rocking Chair - che io voglio vedere come una dolce celebrazione della sua volontà di resistenza, perché anche noi non si smetta mai di guardare lontano - a quello che di incantevole c'è ancora in questo mondo. Buon ascolto!


come se mi si capisse

come se mi si capisse, inizio un post con "il fatto è che...", come se tutti quelli che leggono ne conoscessero l'antefatto, le premesse. vabbè, facciamo che le premesse le scrivo qua e che con ciò siamo pari.

la premessa è che non scrivo molto, e quel poco che ho scritto di recente l'ho scritto solo nel mio blog, trascurando colposamente questo qui, che pure è una cosa a cui tengo. il fatto è, appunto, che questo blog doveva essere, nell'intento, un blog di proposte, mentre tutto quel che mi viene in mente (o per meglio dire, a gola) è il disgusto e la nausea - ma è pure troppo: è giustappunto soltanto noia - per tutto questo teatrino che non corrisponde affatto ad alcunché che, secondo i miei personali criteri, si possa chiamare umano.

la bellezza latita, o perlomeno si nasconde: vuole essere cercata, non ha l'abitudine di ostentare se stessa e comunque non so biasimarla per questo, se con ciò vuol ribadire la sua diversità rispetto a ciò che il conformismo del xxi secolo propaganda come modelli di riferimento.

se mai c'è stato un progetto politico a cui ho creduto, è questo: il tentativo di educare se stessi e gli altri a riconoscere il bello, la qualità, al di là dei gusti personali. perché se è vero che de gustibus non est disputandum, è altrettanto vero che la qualità non è un criterio soggettivo. e ce n'è, ce n'è. non lasciamo che a causa della nostra stanchezza venga sommersa dal letame.

venerdì 16 settembre 2011

Liberi di galoppare

Alcuni dicono che senza il cavallo (e secondo me anche l'asino e altri equini) l'uomo non sarebbe arrivato dove è arrivato. Pensate a quanti cavalli sono morti in battaglia: nessuno aveva domandato loro se volessero partecipare alla contesa bellica di turno ma lo dovevano fare. Non so se qualcuno abbia mai provato a calcolare quanti cavalli c'han rimesso la pelle. Non se li ricorda nessuno, questo è il punto.
In Inghilterra non si può mangiare carne di cavallo.
In Mongolia ancora oggi esistono allevamenti come ai tempi di Gengis Khan, dove i cavalli sono allevati solo per il latte.
I cavalli hanno permesso all'essere umano di affrontare e superare sfide epiche che oggi possono sembrare fesserie in rapporto a tutti i mezzi che la tecnologia mette sul piatto ma c'è pur sempre quel pizzico di natura che resta indomabile per i dispositivi artificiali.
Il cavallo per alcuni popoli è ancora fonte di sopravvivenza. Per altri è solo carne da macello oppure fonte di divertimento nel campo dello sport. Ve lo ricordate Varenne?

Fin da bambino ho avuto una particolare simpatia per questo animale. Ricordo che in paese andavo sempre all'allevamento per poter carezzare qualche destriero e mi dispiacevo assai quando partiva il camion con destinazione mattatoio. Però i cavalli nei recinti stanno un po' stretti e io preferisco vederli allo stato brado.
Quello che ho fatto ieri, a Campo Imperatore: lo so che è un vizio e chi mi legge anche altrove sa di cosa parlo

 Un'occasione unica, trovare dei cavalli che pascolano sul crinale di una collinetta. Sono stato molto vicino a loro, inizialmente con un po' di timore.


In effetti sono fotogenici e abituati alla curiosità umana, però mai dire mai dato che avvicinandomi scoprivo qualche puledro e le rispettive madri.



E si sa che una madre incavolata è sempre un avversario di tutto rispetto. Senza contare il fatto di poter essere scaraventato giù dal dirupo.


Sono imponenti per esser delle signorine! Qui ero vi giuro a 3 metri non di più dalle loro mascelle.
Mi sono allontanato quando ho capito che i loro spazi sono sacri anche se mi sarebbe piaciuto di provare a carezzarne qualcuno. Mi dava una sensazione di libertà vederli pascolare lì, con il panorama alle loro spalle che sembra volgere all'infinito. E poi guardate che criniere dorate!
Il cavallo, che sia lui il vero migliore amico dell'uomo?