martedì 15 novembre 2011

Haikerouac

Quindi inventerò
      L’haiku americano:
      La semplice terzina in rima:-
Diciassette sillabe?
No, “pops” americani:-
Semplici poesie di tre versi

(Note di lettura, 1965)
Libro degli haiku non ancora completato, ma il mio ultimo
haiku è il più bello: Cavallo Pazzo guarda verso Nord
con occhi pieni di lacrime – Nel turbine della prima neve…
vorrei raccogliere tutti gli haiku dai  miei taccuini e farne un libro…

Lettere a Lawrence Ferlinghetti
(23 ottobre – novembre 1961)



(clicca sulle immagini per ingrandirle)




Acqua in una pozza
       -che osserva
I cieli fradici

Ape, perché continui
        a fissarmi?
Non sono un fiore!

Mao Tse-tung si è preso
        troppi Funghi Magici
Siberiani quest’autunno

 Quieta notte lunare-
        Vicino di casa che guarda
Nel telescopio; - “Ooo!”

Calcio mancato 
        allo sportello del frigo
Ad ogni modo, s’è chiuso

Alba, una stella cadente
       -Una goccia di rugiada cade
Sulla mia fronte!

Protetta dalle nuvole,
       la luna
Naviga in sogno

Sul retro del supermercato,
       fra le erbacce del parcheggio,
Fiori color porpora

Guardando furtivamente la luna
       di gennaio, Bodhisattva
fa una pisciatina in segreto

Ignorando il mio pane,
       l’uccello sbircia
Nell’erba

Luna d’agosto-oh
       sento un bollore
Su per le cosce

Ho raccontato una barzelletta
       sotto le stelle
-Nessuno ha riso

La falena addormentata-
       non sa
Che le luci sono di nuovo accese

Rileggo i miei appunti-
       La mosca si sposta dalla
Pagina al dito

Scalzo in riva al mare,
       mi gratto la caviglia
con un dito del piede

Le stelle corrono
       a tutta velocità
Attraverso le nuvole

Chi avrebbe immaginato
       che la luna di gennaio
Potesse essere così arancio!

Un grosso fiocco
       di neve
Cade per conto suo

Finita la pioggia, battiti sul legno
       -una ragnatela
a cavallo dei raggi di sole

Sprofondato sulla seggiola
       Ho deciso di dare all’haiku
Il nome di Pop

Dondolandosi sull’esile perno
       la foglia d’autunno
Quasi si stacca dal gambo

Non ci credereste
       quant’ero ignorante
Fino a ieri

Raccogli una tazza d’acqua
       dall’oceano:
Lì mi troverai

Foglie che cadono dritte
       Nella mezzanotte senza vento:
Il sogno di cambiare

Che si vada per sentieri differenti,
       o per lo stesso-
La luna ti segue ovunque

Nubi bianche su questo pianeta delle nebbie
       intralciano
La mia visione del vuoto blu

Una zanzara di primavera
       non sa nemmeno
Come si fa a pungere!

Perché avrei dovuto aprire gli occhi?
       perché
Lo volevo

Sono così folle
       che potrei staccare a morsi
Le cime delle montagne

Sesso-sbattersi per procreare
       laddove
La provvidenza lo permette

Un fremito, un’ombra-
       Un urlo-
Il balenare d’un lampo

Arriva la primavera,
       Già, tutto il necessario
Per i sospiri

La mia mano,
       Una cosa pelosa,
che s’alza e s’abbassa con la mia pancia

L’albero che ondeggia
       Nella luce lunare
Sa della mia presenza

Foglie che s’azzuffano con
       il cielo vuoto-
Nessuna nuvole le aiuta

Mi sono svegliato
       -due mosche si azzuffavano
Sopra la mia fronte

Sotto una grande bufera
       che seppellisce ogni cosa
Il mio gatto è fuori a cercar compagnia

Sotto una grande bufera
       che seppellisce ogni cosa-
Il mio gatto è tornato indietro

Due nubi si baciano e
       si ostengono guardandosi
L’un l’altra

Un fiore
       sull’orlo di un dirupo
Ammicca al canyon

La seggiola estiva
       si culla da sé
Nella bufera di neve


LA LAMPADINA
       IMPROVVISAMENTE
S’E’ SPENTA-
FINE DELLA LETTURA
                                  
                       

La Beat Generation è una generazione lanciata nell’eternità…L’ultimo tremore di una foglia nel suo essere tutt’uno con ogni tempo, un improvviso bagliore rosso d’autunno.
...La Beat Generation sa tutto degli haiku…
The Beat Generation, 1958
                                                          
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Jack Kerouac, Il libro degli haiku, trad. di Silvia Rota Sperti, Mondadori
i testi e le immagini originali sono tratti da un'edizione speciale del Sole 24 ORE "I grandi poeti - Kerouac" (volume 17)



[ Kerouac, avvicinatosi alla cultura buddhista, scopre la bellezza degli haiku giapponesi, poesie di sole 17 sillabe in grado di condensare un intero quadro di vita in soli 3 versi. Rimane folgorato dalla freschezza e la rapidità di questa forma espressiva, congeniale al suo gusto per la concisione poetica e ai temi che gli stanno a cuore, l’eternità e l’impermanenza, e ne scrive centinaia, in un periodo compreso tra il 1956 e il 1966, annotandoli su diversi taccuini che portava sempre con sé, per non perdere la possibilità di fissare lo stupore per un attimo isolato dagli altri, la volontà di fissare l’armonia prima che essa scompaia. Scrive Regina Weinreich, che ha curato la pubblicazione postuma de Il libro degli haiku,  “Trovare questi haiku è stato un po’ come estrarre oro dal metallo grezzo. Molti di essi – un migliaio circa – erano incastonati in frammenti di prosa, appunti, perfino indirizzi di conoscenti. Altri sono apparsi più volte nell’opera di Kerouac, riutilizzati nelle più svariate occasioni”.   Gli haiku di Kerouac sono lampi di pura illuminazione in cui il grande scrittore riesce a reinventare un genere totalmente nuovo, liberandolo dal vincolo delle 17 sillabe, che può costringere il processo creativo, e lo adatta alla sua immensa creatività. L’antologia presenta infatti diversi tipi di componimenti: alcuni seguono fedelmente i temi della tradizione, altri la deridono, scherzano, altri ancora sono trampolini di lancio per la fantasia dell’autore. Sono questi gli haiku più interessanti di Kerouac: brevi storie appena accennate, scritte con l’acquarello, dipinte con rapidi tocchi.
L’occhio di Kerouac si posa per un attimo nella bellezza del singolo istante e poi fugge altrove.
Infine, aggiungo (ho finito, giuro!), è un peccato che nella traduzione si perda gran parte della musicalità dei versi di questo matto genio americano, attentissimo al suono di ogni singola parola, non il rispetto di forme espressive convenzionali ma essenziale, per lui, è la musica
“Il ritmo con il quale tu ti getti sui tuoi propositi determina il ritmo della poesia, sia che si tratti di una poesia con le righe separate in versi, o che sia una poesia con un’unica riga infinita chiamata prosa”. ]



7 colpacci:

Che meraviglia naufragar in questo mare. :-)

Sento l'impulso di riprendere il commento di Ginevra e ripetere
"e il naufragar m'è dolce in questo mare"
e sottolineare questo
"L’albero che ondeggia
Nella luce lunare
Sa della mia presenza"

Ho letto velocemente (voracemente) ... e ora rileggerò, con calma ... grazie

Che belle queste sintesi di visioni fugaci.

..era una generazione di ragazzi alla moda fuori dalle mode era.. come una bellezza senza inganno.. di sorrisi e voglia di gridare muoversi e cantare.. tempi che furono..

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