lunedì 31 ottobre 2011

le mammelle di Tiresia

Miei cari amici ladri, sono stata piuttosto latitante in questi mesi e nemmeno  prometto  per il futuro la mia presenza costante, ma oggi sono qui e mi è venuta voglia di condividere con voi un bottino secondo me degno di questo alloggio.

Parigi, Opéra-Comique, 3 giugno 1947  va in scena la prima opera teatrale di Henry Poulenc , musicista di raffinata creatività.
La scelta del libretto cade sul "Drame surréaliste" di Apolinaire in cui il poeta  si ispira, in forma ironica, al mito greco dell'indovino androgino Tiresia.
Egli intendeva parodiare, con il sarcasmo paradossale che gli era proprio, la propaganda che al tempo si diffondeva pressante in Francia per scongiurare un repentino calo demografico  e che portò a istituire uno speciale sistema di licenze per i soldati impegnati in guerra  affinché potessero periodicamente raggiungere il proprio talamo.
L'opera "Les Mamelles de Tiresia" alla sua uscita  fece inorridire la stampa e i pittori cubisti andarono su tutte le furie perché nel testo si ironizzava pesantemente su di loro.
 La trama sfugge a un rigido ordine logico, ed è aperta a tutte le divagazioni funzionali alla poetica del surrealismo ‘realista’ di Apollinaire, così ben riassunto dal poeta: «Quando l’uomo ha voluto imitare la marcia, ha creato la ruota, che non assomiglia affatto a una gamba. Ha fatto così del surrealismo senza saperlo».

Vi risparmio la trama, decisamente contorta  basata sostanzialmente su equivoci e giochi di parole ma voglio condividere con voi un video dell'aria in cui Teresa (la protagonista) si ribella al marito e al ruolo di riproduttrice a cui è destinata da un consolidato costume, si sbottona perciò la camicetta, facendo volar via le mammelle. Al marito che, incredulo, le chiede spiegazioni, Teresa risponde che d’ora in poi porterà il nome di un uomo, Tiresia.
Eccovi una simpatica interpretazione del soprano Marie Devellereau

2 colpacci:

Ciao Marisa, bentrovata; degnissimo di questo alloggio il tuo post! :-) Non stare via troppo tempo, eh! ;-)

Amo il surrealismo, tutto, e quindi anche questo lavoro. Quante volte la vita è surreale e nemmeno ce ne accorgiamo? Ciao Marisa.

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